La parola di oggi è: tesoro. Ne cerchiamo sempre uno. Come se quello della vita non ci bastasse.
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E’ il tempo giusto
La Quaresima per ritrovare fede, speranza e soprattutto carità
E’ IL TEMPO GIUSTO
In mezzo a tante difficoltà, proviamo ad “abbassarci” per rialzarci
di Igor Traboni
Ogni anno, ad ogni Quaresima, ci viene chiesto di fare almeno qualche sacrificio, di rinunciare a qualcosa… Ma quest’anno un invito del genere, diciamolo francamente, ci pare un po’ immotivato, finanche assurdo: con questa pandemia stiamo già rinunciando a tanto, sicuramente di materiale ma per tanti di noi anche di umano… di quell’umanità fatta di abbracci, di vigorose strette di mano che tante volte hanno “detto” più di mille parole, di uno stare insieme senza paure e barriere. Insomma, perché rinunciare ancora? E a cosa, poi? Pochi giorni fa ci è capitato di sentire la risposta più naturale a queste domande nell’omelia di un buon vecchio prete di campagna, a dir poco indispettito per l’aumento (questo sì davvero contagioso) dell’egoismo, della strafottenza, dei musi lunghi, dei clacson suonati all’impazzata senza alcun motivo, della carità che viene meno perché “ho già tanti problemi io che mica posso occuparmi pure di quelli degli altri”: dopo il primo lockdown delle canzoni festosamente urlate dai balconi, è arrivato il triste silenzio dell’anima. Ecco, suggeriva quel prete, è necessario rinunciare a tutto questo, abbassando le nostre pretese da super-uomini. E poi ci è capitato (ma sarà ancora una combinazione?) di ritrovare questo concetto dell’abbassarsi nelle parole dell’omelia di papa Francesco per il rito del mercoledì Santo: “Oggi abbassiamo il capo per ricevere le ceneri. Finita la Quaresima ci abbasseremo ancora di più per lavare i piedi dei fratelli. La Quaresima è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È capire che la salvezza non è una scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore. È farci piccoli”.
Ecco allora che questo tempo così difficile, innestato in quello della Quaresima, davvero può e deve diventare un tempo “sospeso” per ritrovare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa, come ci invita a fare il vescovo Lorenzo nella “Lettera di Quaresima” e che vi consigliamo di leggere e rileggere, meditare e rimeditare. Da ultimo, ma non per ultimo, il vescovo sottolinea due aspetti che da sempre caratterizzano questo tempo: le “24 ore per il Signore”, con la preghiera nelle chiese dei nostri tre monasteri di clausura ma non solo, e la carità espressa verso la gente di Croazia colpita dal terremoto. E qui, se davvero vogliamo “abbassarci” per poi rialzarci, occorre fare lo sforzo di compendiare fede e speranza nella carità, perché, come suggerisce ancora il vescovo Lorenzo, <la carità, vissuta nella sequela di Cristo buon Samaritano dell’umanità e nella tenera comprensione verso ognuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza>.