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Lo studio che (ri)unisce giovani di tutto il mondo

Lo studio che (ri)unisce: amicizia e integrazione tra studenti cinesi, etiopi, afgani e ovviamente italiani, grazie all’iniziativa dell’Associazione Gottifredo di Alatri, a coinvolgere anche l’Università di Cassino, l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio musicale di Frosinone. Ne scrivo su Avvenire di oggi.

“Quanto eri bella!” (per una moglie morta)

Lo dico subito, a scanso di equivoci ed eventuali accuse di piaggeria: non ho alcuna simpatia per il Prodi politico. Detto questo, che non conta un fico secco, sono rimasto invece impressionato alla grande dalle parole che l’ex premier, leggo sul Corriere della Sera, ha rivolto alla moglie Flavia mentre sceglieva le foto per il funerale: «Com’eri bella!». Trovo dolcissimo che un uomo di 83 anni, e dopo 54 di matrimonio, parli di Bellezza (la maiuscola è voluta) quando si rivolge alla moglie appena morta. E immagino lo abbia fatto tante volte anche in vita.

Ricordo che tempo fa, ad una fermata del bus a Roma, rimasi incantato da una coppia: lui anziano, lei (apparentemente) più giovane che stava lì ad aggiustargli il nodo della cravatta, a riportare nel giusto verso le bretelle sulla camicia elegante, a piegargli la giacca perché potesse metterla per bene sottobraccio. Il tutto con una dolcezza infinita, non solo con pazienza, perché questa la si può anche avere per 3-4 minuti, ma con una dolcezza senza fine. Forse quel signore si accorse del mio incanto e mi disse: “Guardi che è mia moglie, non la badante, e andiamo tutti e due per i 90. Ma lei sembra più giovane perché io ogni mattina e prima di addormentarci le dico sempre che è bellissima”.

Ps: scusate la disgressione assai personale, di cui comunque non mi vergogno: alla mia Tiziana dicevo spesso “Quanto sei bella”. Anche dopo 30 anni di matrimonio, pure quando i segni della malattia esteticamente dicevano altro. E adesso, più di ogni altra cosa, mi manca quel suo schernirsi quando glie lo dicevo (ma anche gli occhi dolci perché magari ne era contenta).