Nella diocesi di Albano Laziale tanti incontri all’insegna della custodia del Creato, ad iniziare dalla Giornata nazionale di martedì prossimo. Oggi su Avvenire.
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A mensa tra gli invisibili italiani: anche nel Lazio è pandemia sociale
Anche nel Lazio esplode la pandemia sociale: a Frosinone poveri quintuplicati alla mensa Caritas; a Fiuggi l’Unitalsi porta cibo e medicine, a Formia una chiesa trasformata in magazzino viveri; a Coreno una casa-rifugio per donne; a Rieti il dramma nel dramma con i problemi del terremoto. Oggi su Avvenire il mio reportage.
Alla ricerca della felicità cristiana
Prosegue, sull’Osservatore Romano, la mia serie “La messe è molta: viaggio nel mondo delle vocazioni”. Ecco la terza puntata, sulla Fraternità san Carlo, altro frutto di don Giussani.
Si può leggere interamente a questo link:
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-08/alla-ricerca-della-felicita-cristiana.html
Cassino s’affida alla Madonna, col messaggio del Papa
Quel presepe della nostra povertà
Da ieri non faccio altro che ripensare ad un articolo uscito sulla cronaca romana del Messaggero: in poche ma efficaci righe, Pietro Piovani cesella la storia di un Qualcuno (la maiuscola è mia, volutamente) che ha abbandonato un presepe in una strada della Capitale. Accanto, ha messo un cartello, come a scusarsi del gesto e per un invito: “Questo presepe mi ha accompagnato a lungo nella mia vita. Ma ora non ha più spazio in questa casa (…). Spero che tu possa portarlo con te e dargli una nuova casa. Grazie se stai salvando questo vecchio presepe dall’oblio e dalla miseria in cui io stesso sono caduto. Addio”.
A quanto pare, racconta poi l’articolista, l’invito è stato raccolto e ora quel presepe riempie un’altra casa.
Ma io penso ancora a quel Qualcuno che lo ha abbandonato: un pensionato che non arriva alla fine del mese più tra medicine, nipoti da aiutare e affitto aumentato? Un padre di famiglia del fu “ceto medio” rimasto senza lavoro a 50 anni? Un giovane di belle speranze oramai sulla trentina abbondante, laurea in tasca e neanche uno straccio di lavoro? Penso che quel presepe avrebbe potuto venderlo per due spiccioli, giusto il necessario per un pezzo di pane da portare ai figli. O magari metterlo sì in strada, ma con accanto un barattolo per raccogliere delle offerte e un’altra scritta: “Mi è rimasto solo questo. Però magari con il vostro aiuto il prossimo Natale sarà anche per me di speranza”.
E non oso pensare a quelle cinque lettere finali, a comporre la parola “Addio”, che suona così tragica, forse anche nella mente di quel povero uomo. Che è stato bambino anche lui, con un papà vicino a preparare quel presepe di cartapesta. E chissà quanti Natali di serenità a guardare la capanna, i pastori, i Magi. Mai avrebbe pensato, neppure nel peggiore degli incubi, di doversi staccare da quel presepe e – Dio non voglia – dalla vita. Ma cosa siamo diventati, se Qualcuno di noi deve disfarsi perfino di un presepe?
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La messe è molta: viaggio nelle vocazioni
Con questo articolo sull’Osservatore Romano inizia un viaggio nel mondo delle vocazioni, realtà in cambiamento tra problemi e prospettive. La prima tappa è dedicata al Pime, la seconda sarà sui Saveriani.
Qui il link da copiare per leggere l’articolo:
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-07/pochi-missionari-ma-buoni.html