Una mano concreta ai senza tetto, ai poveri e ai nuovi poveri. Torna la campagna “Aggiungi un posto a tavola” della Comunità di Sant’Egidio. Ne scrivo sull’Osservatore Romano
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Sempre più poveri, a Roma apre un super-magazzino per distribuire cibo
Avvento/13 – Lo sguardo che abbassiamo
Lo sguardo è “la parte del corpo” forse più importante: quando abbiamo vergogna, è lo sguardo che abbassiamo. Io da ragazzino lo facevo per nascondere il viso brufoloso: ora, da grande, abbasso spesso lo sguardo del cuore per non far vedere le mancanze. Oppure per non vedere, e basta.
Eppure uno sguardo, ripieno di un bel sorriso, è quella medicina che può far bene a chi è malato di solitudine. Servirebbero delle scuole – con la Madonna come unica docente – per insegnare come si (s)guarda. Oppure fermarsi, in ginocchio, davanti ad un Crocifisso che ti guarda.
Avvento/12 – Puzzle (della vita)
Non mi sono mai piaciuti granché i puzzle e da piccolo non riuscivo neppure a farli: perdevo subito la pazienza e andavo su giochi più veloci e di movimento, dal pallone alla bicicletta. Da adulto un po’ ho imparato a farli, complice anche le “dritte” di mio figlio, ma perdo ancora la pazienza quando le tessere – del cielo, del mare, dei prati – mi sembrano tutte uguali. E un po’ come succede con le tessere della vita: pazienti per quelle che contano poco o niente, ma poi perdiamo la pazienza se tocca aspettare una moglie, stare al telefono con un amico, pulire la bocca ad un anziano dopo che ha impiegato un quarto d’ora per due cucchiai di minestra. Figuriamoci poi avere la pazienza di aspettare Colui che deve nascere.
Avvento/11 – La cornice
Come tanti farisei, siamo sempre e solo interessati alla cornice, più che al contenuto. Certo, la cornice del cuore è l’uomo. Ma se il cuore non batte forte, puoi mettere tutti gli orpelli che vuoi, incorniciare e infiocchettare a dovere, presentarti lindo e pinto, ma poi… il cuore batte poco, quasi per niente. Ecco, se ci fosse una preghiera anche per questo, chiederei al Signore ti togliere un po’ di inutili cornici.
Avvento/10 – PADRI (ma dove siamo finiti?)
Termine oggi l’anno dedicato dalla Chiesa a San Giuseppe e quindi ai padri. In questi 365 giorni noi padri avemmo potuto cambiare il mondo se solo avessimo preso almeno una delle qualità del padre di Gesù: il silenzio, l’ascolto, il servizio, la saggezza… E invece no: complice una mentalità dominante nel mondo, ci siamo lasciati scippare questa figura e quella della famiglia. Però magari siamo ancora in tempo a rimetterci in gioco, con cuore di padri.
AVVENTO/9 – FACEVAMO “IL DESERTO”
Facevamo “il deserto”: erano giorni belli, in amicizia tra ragazzi e con Dio, spensierati davvero ma con il pensiero di fare qualcosa di bello per il prossimo. E poi, tra riflessioni, canti, gite chiassose e film, ecco “il deserto”: un giorno intero di lavoro, anche duro, nella campagna dietro il convento dove stavamo per le vacanze estive, ma sempre in silenzio.
Tempo fa sono ripassato nel paese di quel convento ma non l’ho trovato e neppure ho cercato indicazioni su Google o chiesto informazioni: sono andato oltre. Come oltre siamo andati da quel “deserto”, tutti quanti – spensierati ragazzi di allora – finiti chissà dove.
Avvento/8 – STRADE VUOTE (e acqua alla gola)
“Strade vuote, strade senza te, strade buie, strade senza te, dove il mio passo risuona inutilmente…”. Così cantavamo da ragazzi in chiesa. Ma oggi, insieme alle strade vuote e a quelle buie, fanno paura quelle allagate dai nostri egoismi: pensi di farcela ad attraversarle, però poi ti ritrovi con l’acqua alla gola, ad annaspare nella vita.
Avvento/7 – DI DOMENICA
Un po’ mi vergogno a pubblicare queste notarelle anche di domenica, giorno del Signore, quando invece dovremmo davvero farci piccoli piccoli e non dare sfogo alle nostre vanaglorie, compresa quella mia di scrivere.
Poi però penso che anche oggi troverò una chiesa ad accogliermi, un confessionale, un sacerdote alter Christus. E mi riscopro piccolo piccolo.