Illumina anche i tuoi passi
questa luna del mio allunaggio
e primo passo d’amore.
E a lei urlo il tuo nome
per non perdere nell’aria
quell’aria
che m’innamora.
?
Canzoni appena sfiorate dai suoni:
non ho più parole per scrivere ritornelli
e a perdifiato è rimasta
solo la tristezza.
Vorrei, ma non posso, urlare:
e grida e risa di bambini
vestono di stracci
troppi carnevali sbagliati.
Il viaggio è quello che manca:
alla banchina della vita
attracco le spine del cuore
e vele strappate dai silenzi.
Già penso alla prossima malinconia.
Qui non si vede più il cielo
dei giorni nostri,
attese vane a vaneggiare estati
di amori sconfinati,
e il poco diventava tanto
a temperare matite dai colori
uno diverso dall’altro, e dalla vita.
Ragazzi perduti nei desideri
ad alitare forte
quel fiato della speranza debole,
aggrappati alla fortezza
di vita che cercava la roccia.
Sogni di cassetti tenuti aperti,
nell’aperto di un prato a farsi
rincorrere, bendati nel buio,
dalle lucciole di ansimi intermittenti.
E latrati di cani lontani,
che poi stare vicini
non era mai abbastanza.
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Ora, stracarichi di rughe e vettovaglie,
ecco l’eco dei nostri giorni
intabarrati dai ricordi,
sfumati nel fumo di tante stagioni fa.
(Luglio 2021)
E quando il silenzio non basta
neppure più al tuo
(di silenzio che dà rumore)
è il tempo forse
di rimettersi a tacere
Chi t’ha usato le parole,
vertigini d’amori illusi,
ha setacciato anima e cuore,
prima di un addio
(e ogni addio sa di vertigine d’illuso amore)
Chi t’ha ammansito le strade,
meandri d’affetti cercati,
ha spiluccato briciole e lauti pranzi,
prima dell’arsura.
E ogni sete
cerca la fonte dell’acqua cheta.
Le tue storie, di fantasie
annichilite, hanno portato via
quella via che era la mia.
Adesso, sempre più spesso,
magari ti fermi
a prendere la rincorsa
dei ricordi.
L’autostop della vita
ti ha fatto scendere
alla curva senza mezzeria,
a smezzare i sentimenti altrui:
fossi di parole come ruote capace,
almeno una volta,
un muro
di nero imbratterei.
Aggrappati alla primavera
che non viene
stanno
silenziosi di speranze,
urlanti di malinconie.
Ordine sparso, d’emozioni raccolte
in libri polverosi: non leggo più
i cartelli
sui meandri del cuore.
Cadono, a grappoli, uve
amare di ricordi pigiati.
E correvo bambino
per fermarmi da adulto.
(aprile 2021)
Questo è il dolore che non si vede:
occhi negli occhi non bastano.
E’ il dolore che non si sente:
grida urlate nel silenzio.
E’ l’odore di morte che si vede
negli sguardi a lagrimare da soli.
E’ l’odore di morte che si sente
nei brividi dell’impercettibile tremore.
Questo è l’amore che non viene,
forse fermo ai piedi di una Croce
fatta e sfatta
di assi di legno e speranza
battute coi chiodi nell’odio
e del ferro rovente di eserciti
di egoismo armati.
E’ un tempo che non passa
quando tutto passerà.
(marzo 2021)
Spaziando tra i raggomitolati
pensieri
quel dire d’amore
non l’ho trovato:
mancava (cercavo) questo
per farmi uomo,
per farvi prossimo.
Quel dire d’amore
non l’ho pronunciato:
parole (ma poi solo silenzi) da gridare
per colmare il vuoto,
per svuotare l’egoismo.
Quel dire d’amore
non ho viaggiato:
treni aerei navi (fermi) nei mondi
per incontrare le albe,
per non far tramontare i sorrisi.