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ALLA BANCHINA (della vita)

Canzoni appena sfiorate dai suoni:

non ho più parole per scrivere ritornelli

e a perdifiato è rimasta

solo la tristezza.

Vorrei, ma non posso, urlare:

e grida e risa di bambini

vestono di stracci

troppi carnevali sbagliati.

Il viaggio è quello che manca:

alla banchina della vita

attracco le spine del cuore

e vele strappate dai silenzi.

Già penso alla prossima malinconia.

QUELLA RAGAZZA

Neppure mi guardi, eppure

fai poesia. Basterebbero

gli occhi tuoi per riempire

di parole d’amore, questo amore che

non è stato. Fossi un poeta della vita

tornerei indietro di 30 anni, per scrivere

di te, e parole d’amore all’amore

che mi torna.

(novembre 2021)

I NOSTRI GIORNI NEI GIORNI NOSTRI

Qui non si vede più il cielo

dei giorni nostri,

attese vane a vaneggiare estati

di amori sconfinati,

e il poco diventava tanto

a temperare matite dai colori

uno diverso dall’altro, e dalla vita.

Ragazzi perduti nei desideri

ad alitare forte

quel fiato della speranza debole,

aggrappati alla fortezza

di vita che cercava la roccia.

Sogni di cassetti tenuti aperti,

nell’aperto di un prato a farsi

rincorrere, bendati nel buio,

dalle lucciole di ansimi intermittenti.

E latrati di cani lontani,

che poi stare vicini

non era mai abbastanza.

**********

Ora, stracarichi di rughe e vettovaglie,

ecco l’eco dei nostri giorni

intabarrati dai ricordi,

sfumati nel fumo di tante stagioni fa.

(Luglio 2021)

ACQUA CHETA

E quando il silenzio non basta

neppure più al tuo

(di silenzio che dà rumore)

è il tempo forse

di rimettersi a tacere

Chi t’ha usato le parole,

vertigini d’amori illusi,

ha setacciato anima e cuore,

prima di un addio

(e ogni addio sa di vertigine d’illuso amore)

Chi t’ha ammansito le strade,

meandri d’affetti cercati,

ha spiluccato briciole e lauti pranzi,

prima dell’arsura.

E ogni sete

cerca la fonte dell’acqua cheta.

SENZA MEZZERIA (nella curva dei ricordi)

Le tue storie, di fantasie

annichilite, hanno portato via

quella via che era la mia.

 

Adesso, sempre più spesso,

magari ti fermi

a prendere la rincorsa

dei ricordi.

 

L’autostop della vita

ti ha fatto scendere

alla curva senza mezzeria,

a smezzare i sentimenti altrui:

fossi di parole come ruote capace,

almeno una volta,

un muro

di nero imbratterei.

MI CADONO I PENSIERI

Aggrappati alla primavera

che non viene

stanno

silenziosi di speranze,

urlanti di malinconie.

Ordine sparso, d’emozioni raccolte

in libri polverosi: non leggo più

i cartelli

sui meandri del cuore.

Cadono, a grappoli, uve

amare di ricordi pigiati.

E correvo bambino

per fermarmi da adulto.

(aprile 2021)

QUESTO E’ IL TEMPO

Questo è il dolore che non si vede:

occhi negli occhi non bastano.

E’ il dolore che non si sente:

grida urlate nel silenzio.

E’ l’odore di morte che si vede

negli sguardi a lagrimare da soli.

E’ l’odore di morte che si sente

nei brividi dell’impercettibile tremore.

Questo è l’amore che non viene,

forse fermo ai piedi di una Croce

fatta e sfatta

di assi di legno e speranza

battute coi chiodi nell’odio

e del ferro rovente di eserciti

di egoismo armati.

E’ un tempo che non passa

quando tutto passerà.

(marzo 2021)

 

RAGGOMITOLATI PENSIERI

Spaziando tra i raggomitolati

pensieri

quel dire d’amore

non l’ho trovato:

mancava (cercavo) questo

per farmi uomo,

per farvi prossimo.

 

Quel dire d’amore

non l’ho pronunciato:

parole (ma poi solo silenzi) da gridare

per colmare il vuoto,

per svuotare l’egoismo.

 

Quel dire d’amore

non ho viaggiato:

treni aerei navi (fermi) nei mondi

per incontrare le albe,

per non far tramontare i sorrisi.