Per la prima volta, a Roma, riuniti i 160 rami mondiali (consacrati e laici) della Famiglia Vincenziana. Oggi su Avvenire, con un approfondimento anche sul progetto per dare migliaia di case ai senzatetto.
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Il presepe parla
<La mangiatoia (dal latino “praesepium”) ha dato il nome a tutto il presepe, è un elemento non trascurabile. Fa da culla a Gesù e lo presenta al mondo. Sembra un testimone silenzioso del Mistero, ma parla…>. Così il vescovo Lorenzo Loppa nella sua “Lettera di Natale” e aggiungendo subito dopo quello che a lui suggerisce questa visione.
Proviamo ad estendere questo invito ad ognuno di noi: cosa ci dice il presepe? Cosa sentiamo, cosa vediamo davanti a quella mangiatoia che non a caso papa Francesco, nella sua recente visita a Greccio, ha invitato a fare in ogni casa, in ogni luogo? Basterebbe rispondere per trovare il vero senso del Natale, per accostarsi alla mangiatoia con cuore sincero, perché, e sono ancora parole del vescovo Loppa <per incontrare un Dio che s’è fatto piccolo bisogna chinarsi, abbassarsi, farsi piccoli>.
Questo Natale, inutile nascondersi dietro un dito, arriva in un momento per niente facile del vivere quotidiano. Prendiamo la nostra terra: il lavoro che non c’è, i giovani che vanno via, i disastri ambientali… Anche per questo, soprattutto per questo, c’è allora bisogno di fare un po’ di silenzio. Perché a “parlare” non siano le nostre angustie quotidiane, le maldicenze, le cattiverie dell’uno contro l’altro. E neppure lo scoramento davanti a tutto quello che non va o, peggio ancora, l’apatia “perché tanto non cambia niente”. E allora: che a parlare sia la mangiatoia. Chissà quante cose ha da dirci…