Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha parlato del futuro della sanità italiana alla Scuola socio-politica “Toniolo” di Assisi, dialogando anche con l’arcivescovo Domenico Sorrentino. Oggi su Avvenire.
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Camminando con Polito, perché un paese ci vuole
Da Norcia a Montecassino, sulle orme di Benedetto. E’ il tragitto compiuto da Antonio Polito, vice direttore del Corriere della Sera, narrato – e non solo raccontato – nel bellissimo “Le regole del cammino. In viaggio verso il tempo che ci attende”, edito da Marsilio. Il viaggio di Polito e di alcuni suoi amici non è solo materiale, fatto di fatica, discese e ascese. E neppure solo spirituale, anche se ogni pietra parla di Benedetto. Questo viaggio così raccontato è introspettivo, nella migliore accezione del termine: è il cammino che ognuno di noi dovrebbe fare, per scoprire e scoprirsi (forse anche un po’ migliori).
E’ un viaggio dentro i paradossi del nostro tempo, laddove la frugalità, ad esempio, la scambiamo per una dieta. O dove il giusto rispetto per l’ambiente viene barattato con quello che Polito chiama <fondamentalismo da khmer rossi>. Le pagine di questo libro ci portano anche nei paesi e nei luoghi che sappiamo nostri, ma che magari non conosciamo (e neppure riconosciamo) abbastanza: Trevi nel Lazio, Trisulti, Casamari, Veroli, fino al borgo natale della famiglia, ai piedi di Montecassino, che l’Autore frequentò da bambino.
<Fermarsi nei paesi, soprattutto in quelli più piccoli, suscita immancabilmente in me una specie di nostalgia all’incontrario: accende il desiderio, quasi struggente, di un’altra vita che non ho mai avuto (…)Di sicuro mi dà gioia fermarmi. Anzi, direi quasi che cammino per poterlo fare>, scrive Polito in uno dei capitoli più belli, introdotto da una frase di Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”.
(Questo articolo è stato pubblicato nel numero di maggio di “Anagni-Alatri Uno”, mensile della diocesi di Anagni-Alatri)
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Quando i giornali erano giornaloni
Su Avvenire di oggi, nella sua rubrica del sabato, Gianni Gennari ricorda padre Virginio Rotondi: per me un tuffo al cuore di una quarantina d’anni, quando i giornali erano giornaloni. In tutti i sensi erano giornaloni: per i contenuti (lì trovavi tutto, mica esisteva internet, e anche rispetto ai tg, limitati a pochi canali), per il formato. Già, erano grandi, enormi, quando li dispiegavi, non bastava il divano buono di casa o il tavolo della cucina. E amavo perdermi in quelle pagine. Allora – 40-45 anni fa – a casa entrava Il Tempo: lo leggeva papà, ma poi lo ritrovavo anche nelle lunghe estati a casa degli zii a Ceprano. Era un giornalone, davvero, anche e soprattutto per le firme. E io correvo a leggere – mi pare fosse a pagina 2 – la rubrica di padre Rotondi, “Così, semplicemente”. Un giorno, presa carta e penna, gli scrissi anche. Tanti anni dopo, ci incontrammo per caso, gli dissi di quella lettera e lui si ricordava bene di quel ragazzino che aveva scritto a mano; l’aveva anche messa in pagina, ma poi il giornale non uscì per uno sciopero; la lettera, mi disse, era piaciuta anche al direttore di allora – per me l’altrettanto mitico Gianni Letta – ma poi non riuscirono a pubblicarla perché presi da altre urgenze. Ma sono rimasto sempre grato a padre Rotondi per quell’attenzione. E a quei giornaloni, d’altri tempi, ma di un tempo per crescere.
L’amore vince sempre: l’esempio di suor Maria Laura
Domenica prossima 6 giugno verrà beatificata suor Maria Laura Mainetti, uccisa da tre ragazze al termine di un rito satanico. Sul settimanale “Maria con te” racconto la sua storia e la particolare affezione mariana, con le testimonianze di una sua consorella-amica e della postulatrice della causa di beatificazione, Francesca Consolini.
Il bello della Fede (quei sacerdoti morti per il Covid)
Quel viaggio d’amore infinito
Uomo di varietà. E di varie età
Claudio Baglioni ha presentato l’opera-concerto “In questa storia che è la mia”, uno spettacolo senza precedenti, con 188 artisti. Una ripartenza vera per la musica che si fonde con il teatro, la danza, il cinema, arti e mestieri vari. Perché <un artista deve essere anche un artefice, far accadere qualcosa>. E Baglioni in questo show fa accadere tanto, praticamente tutta una vita da artista di varietà. E di varie età. Qui il link per leggere il mio articolo su www.avvenire.it
https://www.avvenire.it/agora/pagine/claudioclaudio