Non mi sono mai piaciuti granché i puzzle e da piccolo non riuscivo neppure a farli: perdevo subito la pazienza e andavo su giochi più veloci e di movimento, dal pallone alla bicicletta. Da adulto un po’ ho imparato a farli, complice anche le “dritte” di mio figlio, ma perdo ancora la pazienza quando le tessere – del cielo, del mare, dei prati – mi sembrano tutte uguali. E un po’ come succede con le tessere della vita: pazienti per quelle che contano poco o niente, ma poi perdiamo la pazienza se tocca aspettare una moglie, stare al telefono con un amico, pulire la bocca ad un anziano dopo che ha impiegato un quarto d’ora per due cucchiai di minestra. Figuriamoci poi avere la pazienza di aspettare Colui che deve nascere.