Verso la Giornata della Vita, oggi Avvenire racconta 4 storie di apertura alla Vita, nonostante tutto (E la mia è quella di Serena, malata di Sma fin dalla nascita che sta però raggiungendo risultati e coronando sogni. Anche grazie a medici straordinari).
Archivi del mese: gennaio 2020
PUNTO E A CAPO
Accartocciato sulle tue sofferenze
esili (neanche un racconto,
figuriamoci una poesia)
entrano lo stesso i dolori
di chi ha la vita (e questo
è libro, di pagine infinite)
stesa su troppi letti d’ospedale.
E allora impara, e stai zitto
(se scrivere ancora cercherai,
anche appena un rigo).
(gennaio 2020)
Arte e fede. E quel grande stupore
Imprenditoria giovanile: (anche) al Sud si può
Si… scioglie anche il polo della gomma
Lo smog soffoca il Lazio
Una foto per aiutare i bambini di strada
Oggi è San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti…
… e allora auguri a noi e a quel bambino che “da grande voglio fare il giornalista”, perché grandi e giornalisti lo siamo diventati. E, tutto sommato, ne è valsa la pena.
Auguri a noi, che forse festeggeremo per l’ultima volta, visto che questo mestiere lo stanno distruggendo.
Auguri a noi, che ancora ci alziamo presto e tiriamo fino a tardi per l’ultima notizia.
Auguri a noi, che chissà se questo mese lo stipendio arriva o che uno stipendio non ce lo abbiamo più.
Auguri a noi, per quelle 12-14 ore dietro al computer, per un articolo e per l’importo lordo di 12-14 euro (quando e se va bene).
Auguri a noi, trent’anni di lavoro e un futuro incerto.
Auguri a noi, che ogni tanto rientriamo a casa e troviamo mogli, mariti e figli ad aspettarci ancora in piedi.
Auguri a noi, che abbiamo studiato per anni, che ci aggiorniamo un giorno sì e l’altro pure.
Auguri a Giancarlo, a Walter, a Ilaria e a tanti altri che per questo mestiere sono morti.
Auguri a noi, perché ancora ci dicono che rappresentiamo “il quarto potere” e invece non abbiamo più neppure il potere di aprire mezza porta. O di respingere quelle che ci chiudono in faccia.
Auguri a noi, che la suola di mille scarpe l’abbiamo davvero consumata cercando notizie, fatti, persone.
Auguri a noi e ai taccuini riempiti e alle biro svuotate.
Auguri a noi, che ci chiamano pure “giornalai” pensando di offenderci, e invece siamo onorati dell’accostamento ad una categoria di altri grandi lavoratori (che pure stanno distruggendo).
Auguri a noi e a quel bambino che “da grande voglio fare il giornalista”, perché grandi e giornalisti lo siamo diventati. E, tutto sommato, ne è valsa la pena.