Se (ogni tanto) il giorno non tramonta…

Non succede tutti i giorni, perché ogni giorno tante, troppe sono le nostre debolezze.

Però ogni tanto accade che il tramonto di una giornata contenga più luci che ombre, che la notte arrivi ma senza avvolgere ogni cosa, che un pezzetto di cuore riesca a sorridere e a farsi notare anche al buio.

Allora ti viene voglia di gridarla questa serenità, anticamera della felicità. Ti viene voglia di abbracciare tutto il mondo. Ma hai solo le tue povere braccia, che non ce la fanno a stringere tutto, tutti. Per questo provi comunque a levare al Cielo una preghiera.

Quella sola preghiera che vorresti sempre ripetere.

Perché ringrazia, senza nulla chiedere.

(mia foto del luglio 2017, isola della Grecia)

Anche un quadro contro le mafie

Anche un quadro del Caravaggio, rubato 50 anni fa a Palermo, può servire per combattere la mafia, per far comprendere la Bellezza.

Se ne è parlato ieri a Roma, grazie a una iniziativa del Dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale e di “Michelangelo for justice”. Provo a scriverne oggi su Avvenire.

 

Un francobollo in Paradiso

E’ uscito il francobollo celebrativo per i 50 anni di Avvenire: Papà Wladimiro mi avrebbe mandato di corsa a prenderlo alla Posta centrale o direttamente a Roma, con relativo “foglietto”. Poi lo avrebbe sistemato in una delle sue raccolte tematiche – ne aveva una pure di “Giornali e giornalisti”, anche se quella della “Musica” era la più completa e straordinaria – e avrebbe completato il tutto, battendo sulla vecchia macchina da scrivere qualche nota aggiuntiva.

Delle migliaia di francobolli – lui che iniziò a collezionarli attorno ai 10 anni e lo ha fatto per altri 70 – questo magari gli sarebbe stato tra i più cari, sapendo della mia affezione per “Avvenire” (pure questa grosso modo iniziata quando ho capito che era meglio spendere la paghetta per un quotidiano piuttosto che per un pacchetto di caramelle).

“Avvenire” amava leggerlo anche lui, magari alla sera o al giorno dopo, quando io lo lasciavo in giro per casa e prima che lo “torturassi” con le forbici per ritagliarne gli articoli che più mi interessavano. E anche questo l’ho imparato da Papà.

(Ps: da un po’ di tempo sono l’ultimo dei collaboratori di Avvenire e quindi Papà – nato al Cielo giusto 5 anni fa – non ha fatto in tempo a vedere la mia firma su questo giornale. Ma tanto lo so che in Paradiso ci sono giornali. E francobolli, tanti francobolli).

 

Quei santi della porta accanto

 

“Santi della porta accanto” è il titolo di una bellissima mostra itinerante che da alcune settimane sta girando l’Italia, appassionando migliaia di giovani che si ritrovano proprio nei protagonisti della mostra: giovani come loro. L’iniziativa è stata ideata e curata da Gerolamo Fazzini, giornalista consulente di direzione per il settimanale “Credere” e il mensile “Jesus” e autore di vari libri tradotti anche all’estero (l’ultimo è “Francesco, il Papa delle prime volte”, con Stefano Femminis, Edizioni San Paolo).

E proprio a Fazzini ci siamo rivolti per saperne di più : <L’idea nasce dall’avvicinarsi del Sinodo dei vescovi sui giovani, ma anche dalla scoperta e riscoperta, insieme ad alcuni colleghi, di figure di giovani Beati o in odore di santità. Si tratta di 24 profili, alcuni abbastanza noti, come il giudice ragazzino Rosario Livatino, il piemontese Pier Giorgio Frassati o Carlo Acutis, altri invece poco conosciuti, come Marco Gallo, brianzolo, investito da un’auto, o la violinista Carlotta Nobile, morta di cancro>.

La mostra continua a ricevere prenotazioni da tutta Italia, ma i giovani che l’hanno già vista, cosa provano? <In genere – risponde Fazzini – restano colpiti dal fatto di trovare giovani come loro, vicini a loro, anche per un fatto anagrafico, visto che le storie sono anche di pochi anni fa. Quindi, vestiti come loro, con gli stessi interessi e aspettative, gli stessi hobby. Giovani che hanno fatto cose normali. Scatta quindi anche un moto di identificazione e alla fine li sentono come amici di sempre, santi della porta accanto>.

Tutte storie belle e importanti, ma ce n’è qualcuna che più delle altre ha toccato il curatore della mostra? <Direi due – fa sapere Fazzini – Quella di  suor Clare Crockett, nata nel 1982, missionaria irlandese in Ecuador, morta durante un terremoto nel 2016. La storia strepitosa di una ragazza che beveva, andava in discoteca, aveva anche la bellezza dalla sua, e poi diventa suora. Voleva diventare famosa, lei che già era una piccola star della tv inglese, ma lo diventa per altre strade. Lei che voleva fare l’attrice, adesso ha un film, dal titolo “O tutto o niente”, dedicato alla sua storia dalle consorelle Serve del Focolare della Madre. E poi c’è la storia di Carlotta Nobile, affermata violinista, colpita dal cancro e morta nel 2013, a soli 25 anni. La sua, di una giovane cresciuta in una famiglia atea, è una straordinaria storia di conversione, di una fede scoperta grazie a papa Francesco, dopo una lettera scritta al pontefice>.

La mostra presenta dunque storie di laici, ma anche di religiosi e, proprio in riferimento al Sinodo, è anche una storia di vocazioni. <Questo aspetto – conclude Fazzini – lo abbiamo di certo toccato ma non enfatizzato, perché la mostra parla a tutti, e a tutte le vocazioni, da quella al sacerdozio a quella matrimoniale>.

Realizzata in più copie e in varie modalità facilmente allestibili (in pratica ci sono 4 copie diverse, a 16 o 32 pannelli, adattabili a qualsiasi location) la mostra è a disposizione di parrocchie e realtà giovanili.   Per informazioni e prenotazioni: centroculturale.vicenza@stpauls.it telefoni 346.9633801 oppure 335.1448442

Quelli in croce sono altri, mica Ronaldo

I cristiani in croce sono quelli che vengono davvero crocifissi a motivo della loro fede, e ce ne sono a migliaia in tutto il mondo, ancora oggi e sempre di più.

E’ Asia Bibi, la mamma da 3.400 giorni in carcere in Pakistan perché cristiana e che ora rischia la condanna a morte.

E’ il “povero Cristo” senza la dignità di un lavoro e che non ce la fa a portare a casa neppure il necessario per un pasto al giorno, che non può regalare una rosa alla moglie o un giocattolo ai bambini neppure a Natale.

Lasciate perdere questi infantili giochi di parole, soprattutto se ritagliati su un signore non certo un preclaro esempio di moralità. E che grosso modo credo sappia come mettere insieme il pranzo con la cena.