Belli. Bellissimi i 70mila giovani che oggi pomeriggio erano al Circo Massimo ad aspettare e poi ad ascoltare – e che silenzio mentre l’erede di Pietro parlava! – Papa Francesco. Non scriverò niente sul dettato del Pontefice: tanti e più bravi commentatori lo faranno di certo su giornali e siti. E allora faccio un passo indietro, anzi: tanti passi. Tanti quanti i centinaia di migliaia, i milioni di passi che i giovani hanno messo uno dietro l’altro per arrivare a Roma: pellegrini dell’oggi, Chiesa e cristiani del domani che è già dietro l’angolo. Ho seguito con piacere il cammino di alcuni di loro, che magari conosco, e letto con passione le storie che da alcuni giorni il quotidiano Avvenire va proponendo proprio su questi cammini lungo mille strade.
Cosa c’è di più bello del mettersi in cammino? Parafrasando, si potrebbe dire: tu non cammineresti se non fossi già sicuro di arrivare.
Nel mio piccolo, tra pochissime ore mi metterò in cammino anche io, direzione La Thuille, Valle d’Aosta, per la vacanza estiva insieme a tanti amici di Comunione e Liberazione. E a 50 e passa anni non vedo l’ora che alle 03.00 suoni la sveglia. E, proprio come un bambino che aspetta una cosa tanto desiderata, già so che farò fatica ad addormentarmi per l’emozione, per l’attesa. Che è già una prima parte del mettersi in cammino.