ECCO L’EDITORIALE DELL’ULTIMO NUMERO DI “ANAGNI-ALATRI UNO”, IL MENSILE DELLA DIOCESI DI ANAGNI-ALATRI CHE HO L’ONORE DI COORDINARE
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Sinodo dei giovani e convegno ecclesiale della diocesi di Anagni-Alatri: l’accostamento tra “le cose di Chiesa” più forti di queste ultime settimane non è ardito e, anzi, è il riflesso della Chiesa universale che si specchia in quelle locali, e viceversa. Un riflesso che ci piace assai, che ci fa sentire sempre più Chiesa.
Al centro, dell’uno come dell’altro evento, i giovani: non il giovanilismo fine a se stesso, l’inseguire mode – e modi – che non sono proprie della Chiesa, ma una riflessione acuta, seria e di prospettiva su un mondo che chiama e interpella, oggi più che mai. Che non ammette mezze misure, che non tollera scorciatoie, che non vuol sentire parole a vanvera.
La prospettiva è tutta nelle risposte da dare, senza perdere altro tempo, senza sprecare l’occasione di questo tempo, data proprio dal fatto che le giovani generazioni hanno bisogno di punti di riferimento, di non sentirsi abbandonate. Di avere, in sintesi, dei compagni di viaggio affidabili e instancabili. In questo senso gli “uomini di Chiesa” possono dare e fare tanto. E allora, ci permettiamo di dirlo da laici consapevoli, la prospettiva diventa anche quella di un impegno vocazionale che allarghi gli orizzonti di questi giovani e dia loro quei compagni di viaggio di cui necessitano.
Fuor di metafora: non possono mancare santi sacerdoti che accompagnino questi ragazzi nel cammino di una vita che dall’incerto deve poi poggiare sul certo. Vanno bene tutti gli incontri, le riunioni, i raduni, le vacanze, gli oratori di questo mondo, ma se i nostri ragazzi dentro ognuno di questi momenti non trovano un sacerdote, il rischio di smarrire la bussola – o di non trovarla per niente – è grande. E’ un po’ quello che già stiamo conoscendo noi adulti, sempre più simili al protagonista della canzone di Celentano che in estate si ritrova <senza un prete per chiacchierar>. E si fa subito autunno, inverno.
Anche come Chiesa locale siamo invitati a fare qualcosa e di più. E così diventano essenziali la preghiera (<pregate il padrone della messe…> e la vicinanza ai preti (non di rado invece siamo loro “vicini” solo con le maldicenze).