Avvento/6 – Sepolcri mai vuoti

Da piccolo pensavo che i cimiteri aprissero solo nei “giorni dei morti”. Andavo sempre in quello del paese di nonna Maria: poche centinaia di metri da casa, ma anche un’ora per arrivare, perché tutti si fermavano a salutarla e a scambiare due chiacchiere. E io mi sentivo importante perché stavo con una donna importante! E poi tutti a dirmi com’ero cresciuto e com’ero bello dall’ultima volta che mi avevano visto, anche se magari non era vero e ci eravamo visti pochi giorni prima. Poi, dal gabbiotto del custode del cimitero, che non c’era mai ma lasciava sempre bene aperto sul tavolo il giornale che stava leggendo,  prendevo io le chiavi della Cappella di famiglia (ricordo ancora il numero scritto a penna sul fiocchetto azzurro) per aprire il cancelletto in ferro. E anche il lumino dovevo accenderlo io, con i “prosperi” che nonna comprava dal tabacchi in piazza per il fuoco del camino e che oggi nessuno usa più, forse neppure li vendono più.

E ogni volta da nonna mi facevo raccontare le storie di parenti che stavano sepolti lì anche da un secolo, con i nomi e le date scritti a matita, oppure quella di una zia all’epoca ancora viva ma che già si era fatta incidere la lastra col suo nome, così nessuno… le avrebbe rubato il posto. Poi restavo in silenzio, a guardare la foto di nonno, che però non ho mai conosciuto, affascinato da quella divisa da maresciallo. E lì vicino c’era sempre una signora, sulla tomba del figlio morto piccolo come me, con il sepolcro adornato di bandiere della sua squadra del cuore.

Ecco, è tanto, troppo tempo che non vado più in quel cimitero, dove adesso riposa anche nonna. E penso che dovrei farlo proprio adesso, in Avvento, in questo tempo che prepara all’arrivo di Gesù, che nasce anche per accogliere tutti loro in Paradiso.

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