La (mia) parabola del mezzo talento

“Ma chi te lo fa fare?”. Così mi dice un conoscente dopo che ho appena finito di presentare un libro, non mio, e aver organizzato la relativa manifestazione, comunque grazie anche ad altri amici. D’altro canto, si vede che sono stanco: sono in piedi da 14 ore, al mattino ho lavorato, poi le incombenze familiari, poi ancora le ultime cose da organizzare e la presentazione stessa. “Ma chi te lo fa fare?”: spesso me lo chiedo anch’io e mi riprometto: questa è l’ultima volta che faccio una cosa del genere. Anche perché “perdo” tanto tempo, più di qualche volta anche del denaro (quando organizzo io la remissione è certa, quando mi invitano per presentare non mi danno neanche un euro). E, oltre tutto, non ho il phisique du role e neppure conosco chissà quante cose. Certo, con alcuni Autori che ho presentato ora siamo amici, ed è bello; ma tanti altri, se li chiami neppure ti riconoscono, se mandi una mail neppure rispondono, anche se quel giorno, grazie alla tua presentazione, hanno venduto 50 o 100 libri. Però… però poi penso che magari ad una persona, ad una sola di quelle che era lì ad ascoltare, magari è rimasto qualcosa di quel libro, e siccome cerco di presentare solo libri “edificanti”, allora va bene così. E penso ancora alla mia parabola preferita, che è quella dei talenti. Io un talento vero non ce l’ho: so bene che mi fermo a mezzo talento, perché forse so un po’ scrivere, forse so un po’ leggere libri e poi forse ne so un po’ parlare alla gente. Ma il mio mezzo talento voglio che dia frutto, per essere fedele nel poco.

(immagine presa da www.padrestefanoliberti.com)

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