Nicola Lecca è uno degli scrittori italiani contemporanei più bravi e soprattutto più “leggibili” (e le due cose ovviamente si fondono): una pagina tira via l’altra e, arrivato all’ultima, vorresti che questa “finitudine” non fosse mai tale. Ha scritto libri deliziosi, come l’ultimo “Il treno di cristallo” o gli altrettanti superbi “Hotel Borg”, “Ghiacciofuoco”, “I colori dopo il bianco” e “La piramide del caffè”.
A proposito: adesso “La piramide” arriva negli Oscar Mondadori, a otto anni dalla pubblicazione: un altro bel traguardo per Lecca. E quindi, se nel 2013 ve lo siete malauguratamente perduto, ecco che avete l’occasione di rifarvi di una piacevole lettura, di una storia appassionante, tra Londra e l’Ungheria. Già, perché un’altra cifra dello Scrittore è quella di essere un sardo prestato al mondo: l’Islanda, Vienna, Barcellona, l’Austria e Venezia. E il piacere del viaggio – mai imprudentemente fine a se stesso – lo ritroverete anche ne “La piramide del caffè”. Il viaggio che si fa scrittura e poi lettura, quel viaggio che sa andare controcorrente, che rimette a posto le cose, gli ormeggi e le scialuppe della vita perché, come diceva Seneca, in realtà “non esiste vento favorevole per le barche alla deriva” (queste parole Morgan, uno dei protagonisti del libro che non a caso fa il libraio, se le era appuntate da ragazzino e poi l’hanno aiutato nella ricerca della felicità).